Nel 1947, a Qumran, una località sulle rive del Mar Morto, un beduino che cercava una capra dispersa trovò una grotta, con all’interno alcune giare contenenti rotoli di pergamena. Era l’inizio di quella che è stata definita la più grande scoperta archeologica del secolo: il ritrovamento dei manoscritti del Mar Morto.
I testi
La storia di questi reperti si tinge subito di giallo. Dopo alterne vicende, belliche e politiche, la proprietà dei rotoli giunge nelle mani del governo israeliano, che li affida ad una commissione internazionale col compito di studiarli. Composta prevalentemente da studiosi cattolici, legati, sia pur indirettamente, alla Congregazione per la dottrina della fede, la com-missione ha pubblicato fino ad oggi solo una modesta parte del materiale rinvenuto. L’unico studioso laico della commissione, il professor Allegro, entrato presto in conflitto con i colleghi, ha più volte denunciato l’intento delle autorità di voler minimizzare la portata della scoperta. Cosa contengono i manoscritti del Mar Morto da aver scomodato perfino le diplomazie internazionali?…
L’importanza di questi documenti nasce dal loro presunto collegamento col cristianesimo delle origini e con aspetti storici avvolti nel mistero. Se la datazione della commissione li ha collocati nel 1^ secolo a.C., numerosi altri studiosi, tra cui Eisenmann, hanno dimostrato l’infondatezza dei criteri utilizzati, accreditandoli invece nel periodo tra il 50 e il 120 d.C., in piena nascita del cristianesimo. Per quanto riguarda la paternità delle opere, molti le attribuiscono agli esseni, una setta contemporanea del cristianesimo, sulla cui natura si conosceva ben poco, ma possono riguardare anche zeloti o sadducei, sette di ispirazione nazionalista. Complessivamente il materiale venuto alla luce può essere distinto tra materiale “biblico”, antiche versioni di testi canonici, e materiale “settario”, documenti inediti che riguardano la vita della setta. Tra questi vi sono la Regola della comunità, la Regola dell’as-semblea, la Regola della guerra, il Rotolo del tempio, il Documento di Damasco e il famoso Rotolo di rame, contenente una mappa del tesoro con un dettagliato inventario, che potrebbe riferirsi al tesoro del tempio di Gerusalemme (Purtroppo, stante le inevitabili modifiche del territorio, è impossibile individuare i nascondigli indicati).
In ogni caso, tutti gli studiosi hanno riconosciuto le analogie tra i riti della setta e quelli del cristianesimo. I presunti esseni, infatti, si battezzavano immergendosi nelle acque, celebravano una sorta di eucaristia, mettevano in comune i beni, si definivano “figli della luce” in contrapposizione ai pagani “figli delle tenebre”, attendevano l’arrivo di un “messia” che liberasse il paese, credevano nell’imminente fine del mondo, ed erano guidati da un consiglio di dodici anziani e da un “Maestro di Giustizia”. Simile è anche il linguaggio utilizzato, un linguaggio per iniziati, allusivo e metaforico, che può aiutare a comprendere il senso delle parabole e della terminologia evangelica. Tuttavia i parallelismi si interrompono davanti alla constatazione che Qumran era una fortezza militare, abitata da uomini che si riproponevano una lotta contro gli stranieri per restaurare il regno di Israele. Come conciliare queste posizioni?
La ricostruzione.
Secondo una teoria che va accreditandosi tra gli studiosi laici, il Maestro di Giustizia potrebbe essere identificato con Giacomo “il Giusto”, personaggio appartenente alla storia cristiana, definito fratello di Gesù, e capo della originaria Chiesa di Gerusalemme. Se così fosse, la storia di quegli anni potrebbe essere riletta in modo diverso.
Intorno al 30 d.C. un membro della setta essena, Giovanni Battista, tentò di ergersi a mes-sia davidico, denunciando le collusioni dei farisei con i romani e le trasgressioni alla legge mosaica, ma finì ucciso. Il suo posto venne preso da un altro attivista, Gesù, il quale tentò di allargare la base del consenso rivolgendosi ai pagani e ai pubblicani, con l’intento di sollevarli contro Roma. Ma la sua condotta suonò scandalosa agli occhi degli stessi compagni, al punto che il suo attacco al tempio di Gerusalemme e ai mercanti, atto conclusivo della sua predicazione, si risolse in un fallimento. Gesù fu tradito e rinnegato dai suoi, e consegnato ai romani per la crocifissione.
Dai manoscritti di Qumran risulta che il Maestro di Giustizia, il presunto Giacomo, aveva due grandi nemici, uno che potrebbe essere identificato con il sacerdote Anna, e un altro, de-finito l’uomo di menzogna, che era un ex membro della setta, che aveva rinnegato gli insegnamenti. Se il Maestro di Giustizia era realmente Giacomo, l’identificazione di quest’ultimo potrebbe ricadere sulla figura di Paolo di Tarso, entrato in scena intorno al 45 d.C.
Dalle lettere paoline e dagli Atti si può desumere infatti un conflitto, affatto latente, tra Paolo e Giacomo. Paolo, cittadino romano, era entrato nella comunità cristiana (o meglio essena) e ne aveva appreso alcuni principi. La folgorazione sulla via di Damasco potrebbe essere solo una metafora, dal momento che “Damasco” era denominata proprio la base degli esseni a Qumran. Dopo i tre anni di permanenza indicati negli Atti (e coincidenti col periodo di iniziazione esseno), Paolo fu mandato in giro a predicare la dottrina e a raccogliere proseliti. Probabilmente il fine era di cercare uomini per tentare un’altra sommossa. Ma, a quel punto, Paolo cominciò a predicare qualcosa di diverso, di estraneo alla cultura giudaica, la storia di un messia crocifisso e risorto… Questo scatenò la reazione di Giacomo. Gli Atti confermano che Paolo fu accusato dai capi della Chiesa di Gerusalemme di predicare contro la Legge e fu invitato a ravvedersi. Successivamente fu oggetto di vari attentati, evidentemente da parte degli esseni, o di estremisti zeloti. Notando la protezione che i romani gli accordarono in quelle circostanze, alcuni studiosi hanno ipotizzato che Paolo fosse una specie di “infiltrato” dell’Impero nella setta, un cittadino romano estraneo alla cultura giudaica, che ridimensionò la portata politica del messaggio, trasferendolo su un piano “spirituale”. Da questa predicazione sarebbe poi sorto il cristianesimo…
In ogni caso, Giacomo fu assassinato qualche tempo dopo, intorno al 62, e il clima politico si surriscaldò al punto che nel 66 esplose l’inevitabile rivolta. Lo storico Giuseppe Flavio rac-conta dettagliatamente le vicende di quel periodo. I romani soffocarono i moti distruggendo persino il tempio di Gerusalemme nel 68, ed espugnarono Qumran. I pochi superstiti, insieme agli zeloti e alle altre sette rivoluzionarie, si rifugiarono nella fortezza di Masada per un’ultima strenua difesa… Masada cadde nel 74.
Si tratta ovviamente di una ricostruzione sintetica, ma non fantasiosa. Se oggi la figura di Giacomo è poco conosciuta, ciò deriva dal fatto che i seguaci di Paolo, fautori della nuova Chiesa, ridimensionarono il suo ruolo e la sua importanza. Gli indizi ci sono, mancano ancora prove definitive, che potranno rinvenirsi solo quando tutti i manoscritti di Qumran saranno stati tradotti. Nel Santuario del Libro di Gerusalemme, c’è ancora una grande verità nascosta tra piccoli frammenti di pergamena…
20 gennaio 2001