Il Quotidiano di Puglia

QUOTIDIANO DI PUGLIA, 1 luglio 2001

Il romanzo di un giovane salentino, “L’attenuante 666”, tira in ballo il demonio e le sue “doti”

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LE MILLE FACCE USATE DAL DIAVOLO

di Giorgio Barba

C’è bisogno di un libro per tornare a parlare del Diavolo? Probabilmente no, ma il romanzo del salentino Paolo Dune, da qualche giorno in libreria e di cui parliamo in questa stessa pagina, ne offre sicuramente lo spunto. Del resto, il Diavolo è una presenza costante nella storia dell’uomo: fin dai tempi remoti l’uomo ha sentito l’esistenza di materializzare ciò che per lui era male.
Dapprima indistintamente ha identificato il male fisico, quello morale e quello metafisico, personificandolo spesso in un’unica divinità. Poi, con l’affinamento di concetti filosofici, con l’esigenza di stabilire una legge superiore a quella degli uomini, con l’avvento delle religioni monoteiste, ha relegato l’entità del male in posizione subalterna rispetto a quella del bene e gli ha attribuito una funzione nell’ordine dell’universo.
Il diavolo, il grande nemico del genere umano, l’oppositore di Dio, è diventato un ente metafisico che induce al peccato (morale) e provoca il dolore (male fisico) del corpo in vita, dell’anima dopo la morte. In origine i diavoli erano quegli angeli che, guidati da Lucifero, il portatore di luce, si ribellarono a Dio e, dopo una guerra celeste, raccontata nel 1667 da John Milton nel sesto libro del poema “Paradise Lost”, vennero scaraventati sulla terra. Lucifero, “la creatura ch’ebbe il bel sembiante”, come dice Dante Alighieri, si conficcò al centro della terra e divenne il mostro con una sola testa e tre facce, “imperador del doloroso regno”. A lui fu affidato il compito di tentare gli uomini e poi di punirli per l’eternità.
Il diavolo è presente in tutte le religioni occidentali e orientali, anche se si presenta con caratteristiche differenti e con nomi diversi. Satana, altro nome di Lucifero, ha attraversato i secoli in compagnia dell’uomo, facendogli perdere il paradiso terrestre a causa della famosa mela di Adamo ed Eva, il frutto proibito raccolto dall’albero della conoscenza, mettendo alla prova non solo l’umanità ma la santità e persino la stessa divinità (tentando Gesù, figlio di Dio) e facendo numerosi accoliti.
Con l’affermarsi della religione cristiana, infatti, le divinità pagane divennero dei demoni e gli stessi pagani furono considerati degli adoratori del diavolo. Fu poi nel Medioevo che il cristianesimo sferrò il suo attacco più duro contro gli adoratori di Satana e dei suoi diavoli: Astaroth, Azazel, Asmodeo, Belfagòr, Mefistofele e poi ancora quelli di memoria dantesca: Alichino, Calcabrina, Cagnazzo, Barbariccia, Draghignazzo, Rubicane, Farfarello, ecc. Una vera e propria corte infernale a governare e a gestire il regno della colpa e della pena eterna nell’aldilà.
In un clima di superstizione e di “crociata” contro il male stregoni e streghe vennero cacciati, stanati, torturati, fatti confessare ed infine “purificati” con la morte. Sino alla seconda metà del Settecento i roghi, le impiccagioni insanguinarono i secoli. Poi le religioni, attaccate dall’Illuminismo, cominciarono a perdere il controllo sulla politica degli stati, si diffuse una maggiore tolleranza e la religione non fu più considerata l’unico instrumentum regni per controllare le masse.
Da allora la lotta al diavolo ha cambiato caratteristi che. Se Dio ha plasmato l’uomo a sua immagine e somiglianza, l’uomo ha forgiato il diavolo in tutto simile a se stesso.
Gli uomini religiosi ed in particolare gli esorcisti hanno combattuto una battaglia impari contro un diavolo che, perdute le fattezze animalesche, coda, ali di pipistrello, corna e zampe caprine, cominciava ad assumere sembianze umane, diventava o un seducente tentatore che offriva la sapienza o quasi un novello Prometeo che aveva aiutato l’uomo ad intraprendere la via del progresso. Giosuè Carducci così lo salutava nel 1863 nel famoso ed anticlericale “Inno a Satana”: “Salute, o Satana,/ o ribellione,/ o forza vindice/ de la ragione!”.
Giovanni Papini, nel 1953, in un saggio intitolato “Il diavolo” affrontava la difficile questione dell’angelo caduto e ribelle proponendo la tesi della salvezza del diavolo e di una riconciliazione universale nel nome di Dio di tutti gli esseri: angeli, demoni, uomini.
Ma la lotta del male contro il bene nasconde un’altra paura dell’uomo, quella legata a profezie millenaristiche ed alla fine dei tempi, quando l’anticristo, il figlio del diavolo, si preparerà , allo scontro con Dio. Sarà il giorno dell’Armageddon, il giorno del giudizio finale, il trionfo eterno del bene sul male secondo l’Apocalisse.
Nell’immaginario collettivo il diavolo rimane un’entità malefica da respingere con la frase famosa “vade retro Satana” o da invocare in strani riti, messe nere, sabba demoniaci non per scopi nobili come la ricerca del sapere, dell’elisir di lunga vita da donare all’umanità, della pietra filosofale, ma per fini più personali ed egoistici, ovvero la ricerca del potere, della ricchezza facile e del piacere.
La nascita e la diffusione delle sette sataniche è un fatto oggettivo che giunge sino ai nostri giorni. Uomini e donne di tutte le età spesso cadono nella trappola degli adoratori del diavolo che tra un’evocazione, un’orgia ed un macabro rituale danno sfogo ai loro desideri più turpi per carpire denaro e condannare all’inferno sulla terra. Non è un caso che la pista del satanismo spunti spesso in molteplici casi di cronaca nera, come nell’omicidio di Nadia Roccia a Castelluccio dei Sauri o in quello di Castel Del Monte.
IL LIBRO
Un processo per Satana

Un processo al diavolo nel nuovo millennio. È questa la storia raccontata nel libro L’attenuante 666 di Paolo Dune. Il male, il peccato, la colpa originaria, l’orgoglio, il desiderio ai conoscenza, la limitatezza dell’uomo, il fanatismo religioso sono alcune delle tematiche affrontate in quello che potrebbe definirsi un romanzo teo-legale, tra la teologia e la legalità umana o,come lo definisce lo stesso autore, un romanzo teologico-giudiziario. La trama si svolge tra intrichi dogmatico-religiosi e intrighi politici, tra lo scetticismo scientifico e la credulità millenaristica, tra la logica ferrea della norma e la sua interpretazione flessibile. Vi partecipano, oltre agli uomini e ai diavoli fedeli a Satana, che cercano perfino di liberarlo dall’inferno del suo nuovo carcere in Svizzera, persino gli angeli. Unico grande assente, Dio, il creatore che non si abbassa al livello delle sue creature.
Il romanzo si apre in maniera concitata. Viene catturato un povero diavolo incosciente e maldestro che spiffera tutto e diventa subito un pentito. L’obiettivo del governo francese, d’accordo con quello tedesco, è catturare il capo dell’inferno, Satana in persona. Un commando entra in azione e a Berlino il principe delle tenebre viene preso, dopo essere stato ferito. Si potrebbe risolvere tutto uccidendo subito l’essere infernale, invece prevale il garantismo e per questo motivo si imbastisce un processo al diavolo, in cui il grande accusato si trasforma ben presto nel grande accusatore di Dio stesso. Non è facile mettere nel sacco l’antico serpente, che con la sua viscidità e la lingua biforcuta semina negli uomini il seme del dubbio.
Ma è soprattutto la legge dell’uomo che, nel giudicare la giustizia divina, conosce i suoi limiti. L’avvocato del diavolo è bravo a trasformare l’imputato in vittima e a far raccontare al mondo, attraverso i mass media, le sue verità. Il libro è piacevole da leggere, proprio perché l’autore non tenta di esporre principi teologico-religiosi, filosofici o moralistici, ma si diverte a banalizzare alcune posizioni raccontando in maniera credibile fanatismi, pregiudizi, deliri di onnipotenza, stravaganze, bizzarrie, follie del genere umano. Dune racconta le vicende con spigliatezza, creando attimi di vera e propria suspense, alternando pagine in cui prevale l’azione a pagine in cui le questioni teologiche vengono affrontate da un punto di vista adogmatico, a pagine di vera e propria ilarità, in cui alcuni personaggi, che interpretano con convinzione il loro ruolo, risultano ridicoli.

G.B.

LUOGHI E PAROLE
Leggende di Puglia sul signore del Male

Superstizione, magia e timore del diavolo pervadono, anche la cultura popolare del Salento, nè potrebbe essere diverso. Al diavolo, la massa si avvicina qui come altrove con strumenti critici propri e con un atteggiamento a metà fra l’arguzia e la semplicioneria.Un proverbio salentino recita infatti “A Ddiu dduma na candila, a llu diaulu ddoi” (“A Dio accendi una candela, al diavolo accendine due”), motto che già mette in evidenza il tipico approccio cinico e spregiudicato del volgo che cerca di ingraziarsi in tutti i modi i potenti.
L’antico retaggio medievale e la dominazione spagnola non risparmiarono al Salento una cultura improntata a credenze e a pratiche irrazionali. Molte sono le leggende legate al diavolo nei paesi salentini. Se da un lato la Chiesa offriva esempi di elevazione spirituale e di santità, dall’altro epidemie, sciagure ed eventi negativi venivano attribuiti alla costante presenza di un essere malvagio che continuamente attentava alla salvezza dell’anima tentando il corpo.
Così a Francavilla, Fontana, per esempio, nel 1727 Maria Caterina Salinaro, “bizzoca dell’ordine carmelitano” confessava di essere stata l’amante del diavolo davanti al Tribunale ecclesiastico.
A Montemesola si narra, invece, che un uomo, cercando il tesoro dei cartaginesi, avesse incontrato il diavolo, La leggenda racconta che il diavolo, per rivelargli il nascondiglio, gli avesse chiesto in cambio il sacrificio di “una creatura innocente”. L ‘uomo, che tentò invano di portargli la propria figlia, diventò pazzo.
Anche a Tricase si parla di un tesoro del diavolo sepolto sotto la Chiesa Nuova edificata in una notte per scommessa dal diavolo il quale, per giunta, venne persino beffato. Per non parlare del campanile di Soleto, fatto innalzare dal mago alchimista Matteo Tafuri che in una notte tempestosa chiamò dall’inferno una schiera di diavoli e streghe.
Anche nella città di Lecce più volte è stata percepita la presenza del diavolo, come nel monastero di San Giovanni Evangelista, dove fu assalita senza successo suor Olimpia Guarini; oppure sul lato destro della chiesa di S. Francesco di Paola, dove è scolpito un diavolo che urla; oppure nella mancata realizzazione della colonna della chiesa di San Matteo, dovuta a1l’invidia del diavolo nei confronti dello scultore, fatto morire prima di completarla.
Ma nel Salento nell’immaginario collettivo rimane ancora il ricordo del le “macare”, le più famose delle quali quelle di Soleto.
Sono le streghe, le fattucchiere, le figlie della notte, donne anziane vestite di nero che fanno fatture, malie e magie. Sono ormai in via di estinzione, sopraffatte dalla modernità, dalle sette sataniche o pseudosataniche che operano anche nel Salento e, barcamenandosi tra la credulità, lo spiritismo e l’erotismo, spesso diventano oggetto di cronaca nera.

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