Una delle opere più difficili da commentare, Il maestro e Margherita costituisce senza alcun dubbio un capolavoro della letteratura. L’opera contiene tutta una serie di caratteristiche normalmente considerabili “errori” narrativi, quali l’eccessivo numero dei personaggi, la mancanza di un vero protagonista, la discontinuità della narrazione, ma nonostante ciò, o forse proprio a causa di ciò, l’opera risulta impareggiabile.
Vi sono tre fili narrativi principali: Il diavolo che, sotto false spoglie, giunge a Mosca per realizzare alcuni arcani disegni e ne approfitta per mettere in subbuglio la città. La strana e struggente storia d’amore tra il Maestro, uno scrittore in crisi esistenziale, e Margherita, una donna sposata, ma ancora in cerca del vero amore. E infine, la delicata vicenda di Ponzio Pilato e Gesù, narrata nel romanzo del Maestro (un romanzo nel romanzo), con un Ponzio Pilato alle prese coi suoi sensi di colpa. Ma oltre a questi fili narrativi, che nel finale si uniscono in un unico disegno, ve ne sono tanti altri, tante piccole storie, tanti piccoli “momenti”, che nascono e si perdono, arricchendo i filoni principali.
La parte dedicata al diavolo mette in luce la straordinaria abilità dell’autore di costruire situazioni di grande effetto. Il diavolo predice la morte di una persona, e la cosa puntualmente avviene, si impossessa del suo appartamento, eliminando in vari modi coloro che potrebbero ostacolarlo, e in un crescendo di tensione, nella scena principe, tiene uno spettacolo di prestigio in teatro di Mosca davanti a un pubblico d’élite. Il diavolo vestirà tutte le signore di abiti e gioielli bellissimi, facendo togliere gli abiti che indossano. E alla conclusione dello spettacolo gli abiti del diavolo si trasformeranno in cenere, facendo ritrovare tutti gli spettatori nudi… con grande beffa alla vanità umana!
Originali sono anche i demoni che accompagnano il Principe, ironici e spietati, tra cui un gatto parlante che è sicuramente il personaggio più riuscito (Memorabile la scena in cui gioca a scacchi col Diavolo, su una scacchiera animata, cercando di barare).
Struggente infine è la storia dell’amore del Maestro con Margherita, una storia che sembra vagheggiare, come in un sogno, un sentimento impossibile da vivere nella realtà. Margherita, che ha perduto misteriosamente il suo Maestro, accetterà il singolare patto che il diavolo le propone: farà da padrona di casa ad una bizzarra festa demoniaca, che l’Inferno organizza periodicamente, ed accetterà di diventare una strega… A bordo di una scopa volante, completamente nuda, volerà librandosi sopra la città addormentata, liberandosi allo stesso tempo da ogni angoscia.
Il finale dell’opera, nostalgico, è forse frutto di un pessimismo dell’autore nei confronti dell’amore, ma anche dell’arte. Mentre l’opera del Maestro viene distrutta, il diavolo farà riunire i due amanti e li porterà via in un’altra dimensione, verso la “pace”, unico luogo in cui i due possono essere felici. Lo stesso posto di fantasia in cui Ponzio Pilato, il personaggio del romanzo, può ritrovare il suo Gesù Cristo, mettendo fine al suo millenario tormento
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