Dopo L’ultimo viaggio di Dio, Morrow prosegue sullo stesso filone con un nuovo romanzo dedicato alla morte del Creatore. Se nel primo libro Morrow aveva usato un tono ironico, concentrandosi soprattutto sulla trama, qui la satira risulta invece aggressiva, e la storia è messa da parte per dare maggiore risalto all’aspetto teologico e dottrinario.
Il romanzo è diviso in tre parti. Nella prima parte è descritto il ritrovamento del cadavere di Dio tra i ghiacci del polo nord e la sua trasformazione in attrazione turistica per pellegrini. Ed è presentato anche il protagonista: Martin Candle, un giudice americano, conservatore e inflessibile nell’applicazione della legge. La storia di questo giudice si intreccia con quella di Dio nel momento in cui l’uomo viene colpito da una serie di fatalità: la scoperta di essere malato di cancro e la morte accidentale della moglie. Da questi eventi nasce la decisione dell’uomo di citare Dio in giudizio per farlo condannare per tutte le sue immense responsabilità nell’aver creato un mondo imperfetto.
La seconda parte del romanzo è senza dubbio la più brillante. Dio in realtà non è ancora clinicamente morto, ma si trova in uno stato comatoso. Per raccogliere elementi utili alla sua causa, il giudice Candle si unisce ad una spedizione scientifica che parte per esplorare i meandri del suo cervello. Ed è all’interno del cervello di Dio, che Morrow dà libero sfogo alla sua fantasia. Le idee platoniche delle cose galleggiano in aria, le idee delle persone, degli animali, le idee dei personaggi biblici, e anche l’idea del Diavolo. “L’idea del diavolo è il vero diavolo”, spiega lo stesso demone, “il diavolo incarnato, il Satana giobbita che faceva scorribande sulla terra, è solo un mio simulacro.”
E tra i vari personaggi, compare anche sant’Agostino, di cui non si può non citare la più buffa affermazione: “Io sono Agostino d’Ipponia, scopritore della concupiscenza. In mezzo alle mie gambe pende l’asse sul quale ruoterà il mondo nuovo dell’antierotismo cristiano.”
Giunti infine nella ghiandola pineale, la sede della coscienza di Dio, gli esploratori troveranno un Gesù Cristo solitario, impegnato nel difficile tentativo di crocifiggersi da solo, e infastidito per la mancanza di aiuto. “Ai vecchi tempi avevo centurioni ed assistenti e, oh, certe folle…”. Esilarante la scena finale in cui, finalmente crocifisso, Gesù Cristo saluterà i viaggiatori augurando un: “Buona Pasqua”.
Nell’ultima parte del romanzo, è descritto il processo contro Dio. Il tribunale dell’Aia accoglie giornalisti, giuristi e teologi, per il processo del secolo. Ma questa parte narrativa risulta meno brillante delle altre. L’accusa elencherà tutte le più drammatiche e tristi disgrazie che l’umanità abbia sofferto (con momenti di seria commozione), mentre la difesa punterà sulle argomentazione teologiche classiche (la cosiddetta teodicea).
Il verdetto di assoluzione infine farà perdere a Candle i barlumi della ragione, spingendolo a colpire la macchina che tiene in vita Dio, e compiendo un deicidio. Finché, tornato nel cervello di Dio, il protagonista troverà la soluzione al problema del male: come sosteneva l’eresia manichea, il male è in realtà la metà oscura di Dio, l’alter ego divino. L’idea di Gesù Cristo infatti si trasformerà nell’idea del diavolo, e mentre il cervello di Dio muore, anche Martin Candle si spegnerà. Consapevole che le sue accuse erano, in parte, fondate
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